Famiglia

L’europa taglia i viveri ai banchi alimentari

Come uscire dall’emergenza. Intervista all’arcivescovo Crescenzio Sepe.

di Maurizio Regosa

Sono oltre 40 milioni gli europei che Eurostat definisce «a rischio di povertà». In altre parole, persone che non possono acquistare regolarmente cibo. Un esercito a favore del quale la Comunità ha creato – una ventina d?anni fa – un programma di sostegno basato sulla distribuzione delle eccedenze agricole anche per il tramite di realtà come i Banchi alimentari europei (nel 2006 ne hanno raccolte e distribuite circa 282mila tonnellate). Una goccia nel mare, dirà qualcuno, che però sfama ogni anno 4 milioni e 300mila indigenti. È sempre più concreto il rischio che questo rubinetto stia per asciugarsi.

Una crisi annunciataLa difficoltà attuale nasce dal combinato disposto di fattori eterogenei ma convergenti. La riforma delle Politiche agricole comunitarie ha segnato il passaggio dal sostegno della produzione al supporto dei redditi degli agricoltori (come si fa altrove, ad esempio negli Stati Uniti). Si è perciò registrata, dal 2003 in poi, una progressiva riduzione delle scorte, per compensare la quale la Comunità ha in seguito introdotto – ma ?temporaneamente? – la possibilità di acquistare le derrate mancanti. Stanziando cifre significative: per il 2008, la Ue ha ripartito ben 305 milioni di euro fra 19 Paesi: all?Italia sono andati oltre 69 milioni; alla Francia circa 60, alla Polonia quasi 50, 70 alla Bulgaria, oltre 24 alla Romania.

Nel frattempo però i prezzi sono saliti alle stelle (due esempi: nell?ultimo anno, secondo la Fao, il riso è cresciuto del 172%, il grano del 113%) e questo ha ulteriormente ridotto gli aiuti. È diventata sempre più evidente l?urgenza di una riforma della politica agricola europea e si è fatta strada l?ipotesi di sostituire alla distribuzione diretta l?erogazione di voucher alimentari. Ipotesi che la Comunità ha voluto sottoporre ad una consultazione pubblica (con un questionario on line).

Un voucher per mangiare?Il sondaggio, aperto ai cittadini e agli enti non profit, è appena stato chiuso. I risultati si sapranno più avanti. Ma subito chiara è stata la bocciatura dei voucher da parte della Feba (la Fédération européenne des banques alimentaires che raccoglie i 150 Banchi alimentari europei). «Il contributo comunitario è largamente determinante. È un?emergenza in continua crescita: il bisogno alimentare è prioritario e quindi occorre molta cautela nel ripensare le politiche agricole. Un ripensamento non può coincidere con un disimpegno», spiega Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare.

In effetti il 50% dei prodotti deriva dall?Unione europea (il resto dall?industria, il 23%, dalla grande distribuzione, 11%, dalle collette alimentari, 9%). Per cambiare modalità d?intervento servono inoltre tempi lunghi: «Quanti mesi sarebbero necessari per passare dalla distribuzione diretta ai voucher alimentari? Distribuire a 40 milioni di persone una tesserina magnetica sarebbe una soluzione burocratica e di difficile gestione. Questo non vuol dire che non si possano immaginare ulteriori strumenti, ma intanto occorre continuare con questo tipo di aiuti, tanto più in un momento di difficoltà economiche come l?attuale».

Dello stesso avviso Paolo Pezzana, responsabile Politiche sociali della Caritas: «Barak Obama racconta nei suoi discorsi elettorali di aver usufruito quando era bambino del food stamp, il voucher alimentare americano. Gli Stati Uniti però sono un?altra cosa. Questa ipotesi fa saltare la mediazione dei servizi e fa strada all?idea, tutta da dimostrare, che l?inclusione si faccia da sé».

Nella distribuzione degli aiuti alimentari, infatti, vi è una componente relazionale fortissima che è premessa fondamentale per l?inclusione. «Senza contare», sottolinea Lucchini, «che negli aiuti sono coinvolti i singoli, attraverso le collette, e le aziende che così danno concretezza alla loro responsabilità sociale».

Insomma l?alternativa è anche fra un meccanismo che coinvolge la collettività e una soluzione in apparenza più semplice che però lascia sole le persone indigenti.

Ripensare il futuroQuanto alle strategie per gli anni a venire, nessuno dubita che occorrano cambiamenti significativi. «Dobbiamo rivedere la politica agricola comunitaria superando le rigidità, tornando a creare scorte e a garantire quantitativi sufficienti», sottolinea Lucchini. «Si pensi anche a chi non può comperare». Magari inserendo, è la preoccupazione della Caritas, questo programma in un più ampio contesto di politiche sociali, che affrontino i nodi del lavoro, dell?alloggio e del reddito minimo. «Sono competenze nazionali», precisa Pezzana, «ma il Trattato di Lisbona dà qualche margine d?intervento anche alla Ce. Sono possibili anche soluzioni alternative. Ad esempio creare imprese sociali per trasformare i ?freschi? in scadenza in prodotti a lunga conservazione».
L?importante è fare in fretta. Decidere una strategia e metterla in pratica. Sostenere il reddito dei produttori agricoli è buona cosa. Ma la programmazione comunitaria va probabilmente fatta tenendo conto, oltre che del mercato, delle esigenze di chi non ha risorse.

IL SUMMIT EUROPEO

  • Segnali di crisi? Si ritroveranno a fine maggio a Madrid i 150 banchi alimentari che aderiscono alla Feba (Fédération européenne des banques alimentaires, sorta nel 1986). Sarà l?occasione per valutare, se già resi pubblici, i risultati della consultazione promossa online dalla Comunità europea sul futuro della sua politica agricola e, soprattutto, per fare il punto a proposito di un?attività solidale che ogni anno sfama 4 milioni e 300mila indigenti. Un bilancio che, in ogni caso, si preannuncia articolato. Se guarderanno al trend della raccolta registrato nell?ultimo quinquiennio, i delegati non potranno che dirsi soddisfatti: dalle 152mila tonnellate distribuite nel 2002 si è passati infatti alle 282mila del 2006. Un incremento indubbiamente significativo che però è stato, almeno in alcuni Paesi, ridimensionato nel 2007. I dati relativi allo scorso anno sono diversi da nazione a nazione e saranno analizzati dettagliatamente a Madrid, ma già ora da parte di alcuni Banchi si segnalano dei campanelli d?allarme che potrebbero preannunciare un?inversione di tendenza legata all?aumento dei prezzi alimentari ed energetici. In Belgio, la colletta, che ha avuto luogo dall?11 al 17 ottobre, ha avuto esito soddisfacente (742 tonnellate raccolte) ma si è attestata a una quota leggermente inferiore rispetto al risultato del 2006. Stessa constatazione è stata fatta in Francia, dove i banchi il 23 e il 24 novembre hanno raccolto 9.300 tonnellate segnando un -3,5% rispetto all?anno precedente).

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